Dr Alfredo Pallucci 00019 Tivoli (Roma) 351.3487488
alfredo.pallucci@tiscali.it
Una delle ragioni principali della resistenza a comprendere è la paura del cambiamento. Ma la nostra vita inizia proprio dove finisce la paura. Per questo, ho sempre voluto essere il cambiamento che avrei voluto vedere avvenire nel mondo, perché se è vero che non siamo responsabili per la situazione in cui ci troviamo, di certo lo diventiamo se non facciamo nulla per cambiarla.
Quando, nel 2008, fondai l'Accademia Antinisca, mai avrei pensato che, a causa di un virus, la stessa dovesse improvvisamente fermare ogni attività e mandare a casa docenti ed allievi, mettendo in crisi certezze e scoprendo una serie di fragilità. Ci hanno chiusi in casa con restrizioni alla nostra vita privata e ai nostri interessi, creando inevitabilmente l'esaurimento delle nostre energie psicologiche e l'indebolimento delle nostre capacità di adattamento. Oltre ciò, la paura del contagio e la sfiducia negli altri ha portato molti di noi alla conflittualità interpersonale e alla rottura della coesione sociale.
Ma gli esseri umani sono animali sociali e non possono fare a meno delle relazioni con gli altri, anche se la pandemia ci ha impedito di fare proprio questo, creando una situazione paradossale, rendendoci consapevoli del nostro bisogno degli altri, ma impedendo di fatto di soddisfarlo.
E' stato per me necessario fermarmi e guardare il fiume passare, con la consapevolezza che quel fermarmi era necessario per potermi muovere di nuovo. Ma non sapevo quando, né come.
Ecco allora che l'Accademia Antinisca, che per tredici anni aveva fatto parte della vita di molte persone e di molti artisti, non poteva che adeguarsi a questo epocale cambiamento dando vita, nel 2021, ad ANTINISCA, Accademia di Arte, Benessere e Crescita, affidando a validi insegnanti le diverse discipline proposte ma sempre mantenendo, come predominanti, il laboratorio “Il Potere personale dell'Attore” ed il Metodo STROCH, da me ideato e condotto.
Il laboratorio, nato in realtà nel 2007 con l’intento di andare al di là di un semplice corso di recitazione, ha sempre messo al centro non solo l’aspirante attore ma la Persona e lo ha sempre fatto in una maniera olistica, rivolgendosi al suo Corpo, alla sua Mente, alla sua Anima e al suo Intelletto.
Ciò che si sviluppa nel laboratorio, é finalizzato alla conoscenza del proprio Sé, attraverso la quale ognuno impara ad educare se stesso, la propria coscienza ed il proprio corpo. Ecco allora che, mediante il Metodo STROCH, si aprono enormi possibilità di crescita, oltre che di sviluppo e di miglioramento della qualità della propria vita.
Ho ideato il Metodo STROCH dopo oltre 30 anni di studi e di palcoscenico. Nella lingua russa, il termine “stroch” vuol dire “colpo”, ma non è certamente questo il significato del termine utilizzato nel mio metodo, pur facendo in parte riferimento proprio alla Russia.
Difatti, la tecnica utilizzata nei miei corsi, affonda le sue radici nel Metodo Stanislavskij (che era russo), nella Psicoterapia rogersiana e, in epoca più recente, nella Tecnica Chubbuck.
Da qui, il termine STROCH, che deriva proprio dall’unione delle prime due lettere dei tre teorici di riferimento, STanislavskij, ROgers e CHubbuck, e che lega indissolubilmente lo studio della scienza psicologica allo studio dell’arte recitativa.
Il Metodo Stanislavskij è basato sull'approfondimento psicologico del personaggio e sulla ricerca di affinità tra il suo mondo interiore e quello dell'attore. Il punto cardine attorno a cui ruota questo metodo è che l’attore in scena non deve fingere, ma vivere realmente quello che vive il personaggio. Soltanto in questo modo, anche gli spettatori potranno credere a ciò che stanno vedendo.
Ma come fa l’attore a vivere realmente una situazione che sa non essere reale? Lo fa attraverso quello che Stanislavskij chiama “magico Sé”, ovvero chiedendosi come si comporterebbe l’attore se si trovasse realmente in quella specifica situazione che sta vivendo il personaggio. Solo in questo modo, l’azione scenica può assumere una reale concretezza nella mente dell’attore, che può facilmente arrivare alle viscere del pubblico.
Il concetto di “magico sé” è stato ripreso dallo psicologo americano Carl Rogers il quale, nel suo modello terapeutico non direttivo e centrato sulla Persona, la definisce “empatia”.
Affinché la relazione possa portare a dei risultati, è necessario che il terapeuta vesta i panni di chi ha di fronte e tenti di vedere il mondo con suoi occhi, abbandonando i propri schemi personali.
Tutto ciò, attraverso quella che Rogers chiama “accettazione”. Il terapeuta accetta le idee, i comportamenti, le opinioni e i pensieri dell'altro incondizionatamente, ascoltandolo senza mettere in atto alcun pregiudizio.
Di Carl Rogers, i miei corsi hanno sposato soprattutto il concetto di “Potere personale”, che è anche il titolo del suo libro scritto nel 1977, di cui vi riporto un passaggio:
"In ogni organismo, uomo compreso, c'è un flusso costante teso alla realizzazione costruttiva delle sue possibilità intrinseche, una tendenza naturale alla crescita”.
“Potere personale”, che è considerato il suo libro più autorevole, mostra come molte persone che hanno saputo attingere a tale forza interiore, abbiano di fatto superato molti ostacoli e siano diventate persone vive e creative.
Ma cosa dà vita nell'uomo alla capacità di affrontare costruttivamente la propria esistenza? E cosa dà vita nell’attore alla capacità di affrontare costruttivamente il palcoscenico?
In entrambe le situazioni, ci vuole autenticità e capacità di essere se stessi senza alcuna maschera.
Questo anche nel teatro, nonostante ci sia da sempre l’errata considerazione della maschera intesa come finzione.
Niente di più sbagliato. Credetemi, non vi è posto più sincero del palcoscenico e non vi è persona più sincera dell’attore.
Questo, a patto che si rispettino due regole fondamentali: una è rivolta verso l’interno ed è il contatto con i nostri sentimenti; l’altra è rivolta verso l’esterno ed è l’accettazione incondizionata degli altri.
Oltre a Stanislavskij e a Rogers, un altro importante punto di riferimento per la tecnica utilizzata nei miei coirsi è Ivana Chubbuck, la quale ha coniato un metodo attingendo dalla sua traumatica esperienza di vita e dal tentativo di comprendere e superare sia i suoi traumi personali, sia l'impatto che questi avevano avuto sulla sua recitazione e sulla sua vita.
Mi sono occupato di traumi psicologici per tutta la mia carriera. Traumi dovuti ad abusi sessuali, aggressioni, lutti, incidenti, malattie e calamità naturali.
Nel corso degli anni, ho compreso quanto questo concetto potesse diventare potente e profondo anche in ambito recitativo, tanto da farlo diventare una pietra miliare nel mio metodo di insegnamento.
E’ indubbio che, per quanto ogni attore si sforzi di entrare in contatto con i propri traumi emotivi, trovi difficoltà a chiedersi a cosa serva provare tutto questo.
E non solo. La sua difficoltà è anche comprendere come le sensazioni e le emozioni del passato possano influenzare il suo lavoro di attore e come possano queste emozioni, sparpagliate e a volte divergenti, essere utili al personaggio da interpretare.
Durante i miei corsi ho incontrato molti attori capaci di avere accesso alle proprie emozioni e di utilizzarle, con il risultato però di un’interpretazione sterile ed inefficace. Per quanto gli spettatori potessero gradirla, la loro interpretazione era tutt’altro che “vera”.
Perché accadeva tutto questo? La risposta è semplice. Perché provare delle sensazioni profonde ed intense non fa essere l’attore una persona profonda ed intensa.
Crogiolarsi nel proprio dolore, crea quasi sempre l’effetto opposto. Conduce solo all’autocommiserazione e mostra la propria debolezza. Non è di certo questa la scelta più convincente che un attore possa fare.
Bisogna invece indagare su come fare un uso più efficace dei traumi emotivi che si sono vissuti ed utilizzarli come stimoli, non per autocommiserarsi e soffrire, ma per ispirare e guidare i propri successi.
Questo, tanto sul palcoscenico, quanto fuori.
Solo così un attore può riuscire a provare, nelle proprie interpretazioni, la stessa spinta emozionale utilizzata per superare quelle avversità che si sono frapposte al raggiungimento del proprio obiettivo.
Che si rivolgano a me e al mio metodo semplicemente per curiosità o per intraprendere un percorso di conoscenza o, ancora, per diventare attori veri e convincenti, gli strumenti che propongo ai miei allievi li aiutano a scavare nella loro psiche, permettendo di scoprire, portare alla luce ed indirizzare i propri lati oscuri, i traumi, le convinzioni, le priorità, le paure, quello che guida il loro ego, ciò di cui si vergognano, ma anche ciò di cui sono orgogliosi.
La ruota gira. Il pendolo
Film di Aureliano Amadei
Produzione Maiora Film
L'allieva Elisa Pallucci
interpreta la protagonista
(Ester Pantano) da piccola
In un momento
Testo e musica di Alfredo Pallucci
APM Antinisca Produzioni Musicali
Arrangiata da Andrea Folgori Docente Antinisca Cantata dall'allieva Giulia Schiboni
Open day
5 Ottobre 2019
Scuderie Estensi di Tivoli (Roma)
Le Arti e i mestieri teatrali
dell'Accademia
Docenti ed allievi in azione
Mi chiamo Sara
Da un testo di Massimiliano Bruno
Teatro Giuseppetti
Monologo adattato ed interpretato
dall'allieva Elisa Pallucci
Regia di Alfredo Pallucci
La doppia essenza di Cristo
Tratto da "L'ultima tentazione"
di Nikos Kazantzakis
Compagnia stabile Antinisca
Adattamento teatrale e Regia di Alfredo Pallucci
Notte degli uomini
di Jean Bernard Luc
Auditorium Fermi
Interpretato dai Docenti
Emilio Merletti e Alfredo Pallucci
Regia di Alfredo Pallucci
Voglio andare via
Testo e musica di Alfredo Pallucci
APM Antinisca Produzioni Musicali
Arrangiata da Andrea Folgori
Docente Antinisca
Cantata da Clarissa Dominici
Un passo avanti, due indietro
tratto da un'opera di Paolo Vanacore
Teatro Golden
Con le allieve
Sandra Perugini,
Chiara Perini e Giorgia Coccia
Festival Marhaba
Rome Festival
International Bellydance
Suelo Di Natale
Docente Antinisca
Danza Orientale, Danza del Ventre